Tratto dal quindicinale di Ginosa "La Goccia" n. 10 - 22 maggio 2010
Domenica 9 maggio è stata organizzata un'escursione, promossa da La Goccia, nella gravina del nostro paese; noi partecipanti abbiamo beneficiato delle preziose informazioni delle due guide: Antonio Pizzulli e Mimma Colella.
La giornata calda e ridente, a dispetto delle intemperie dei giorni scorsi, ha permesso a tutta il compagnia di avviarsi da Piazza Orologio, i nei meandri di quello che è il tesoro di Ginosa: la gravina. Infatti percorrendo il "lungo gravina" {via Matrice), che costeggia il rione Casale, ci si è soffermati ad ammirare la bellezza di quel luogo, ricordando però, quanto la mano dell'uomo possa distruggere: è il caso noto delle riprese, qui a Ginosa, del capolavoro di P. Paolo Pasolini, "Vangelo secondo Matteo", in quell'occasione, il comune di Ginosa, autorizzò le riprese della scena del terremoto, per cui le cariche esplosive distrussero alcune belle abitazioni site nel luogo! Sulla strada abbiamo ammirato l'effigie della "Madonna del trascorso", adagiata su un'antica cisterna.
Domenica 9 maggio è stata organizzata un'escursione, promossa da La Goccia, nella gravina del nostro paese; noi partecipanti abbiamo beneficiato delle preziose informazioni delle due guide: Antonio Pizzulli e Mimma Colella.
La giornata calda e ridente, a dispetto delle intemperie dei giorni scorsi, ha permesso a tutta il compagnia di avviarsi da Piazza Orologio, i nei meandri di quello che è il tesoro di Ginosa: la gravina. Infatti percorrendo il "lungo gravina" {via Matrice), che costeggia il rione Casale, ci si è soffermati ad ammirare la bellezza di quel luogo, ricordando però, quanto la mano dell'uomo possa distruggere: è il caso noto delle riprese, qui a Ginosa, del capolavoro di P. Paolo Pasolini, "Vangelo secondo Matteo", in quell'occasione, il comune di Ginosa, autorizzò le riprese della scena del terremoto, per cui le cariche esplosive distrussero alcune belle abitazioni site nel luogo! Sulla strada abbiamo ammirato l'effigie della "Madonna del trascorso", adagiata su un'antica cisterna.
Inoltrandoci all'interno, siamo entrati in "zona Rivolta" l'antico agglomerato di case-grotta, piccolo ricamo del territorio,costruito su cinque livelli, che si estende a forma di imbuto, rastremandosi verso il basso. Qui abbiamo potuto ammirare quello che è definito un capolavoro di ingegneria: gli abitanti di questo villaggio, pur essendo umili, riuscivano a sopravvivere dignitosamente, sopperendo alla mancanza d'acqua, con un sistema ingegnoso di cisterne e di canalizzazioni, adiacenti alle abitazioni, al cui interno non mancava mai una stalla (la stanza più interna) ed il camino circondato da gradini. Le pareti calcaree, sapientemente scavate, puntellate da tracce di fossili marine, rivelano un origine che ci riporta alla notte dei tempi. Dopo aver visitato il vecchio forno, ci
siamo recati sul versante opposto per ammirare la farmacia dei monaci basiliani che dà a picco su una rupe.
Le due guide si sono sapientemente alternate nel fornirci informazioni dettagliate sulla storia, sulla flora e sulla fauna, per cui abbiamo potuto riconoscere il falco grillaio ed il corvo che ci accompagnavano dall'alto e le piante: euforbia, agave… e la rucola. Alcune escursioniste hanno addolcito la passeggiata con "dolci", prodotti da loro , non è mancata neppure la pausa poetico-riflessiva con un affettuoso ricordo allo studioso P. Parenzan. Particolare fortemente disturbante, però la presenza nell'alveo, dei resti della fogna, piaga recente che ricorda quanto scarso è stato, da parte di alcuni amministratori, l'interesse verso l'ambiente e l'arte! L'ultima tappa dell'escursione é stata la chiesa Madre, non ancora del tutto restaurata, che ripulita dell'affresco recente dalla volta, è ritornata all'antico splendore per la scoperta degli affreschi e dei fregi dei sec. XVI e XVII. La vera sorpresa è stata la "Cappella dalla volta rosa" con l'abside a forma di conchiglia, completamente nascosta, un tempo, alla vista dei visitatori, che al suo interno conserva un affresco, forse raffigurante il "Martirio di Sant'Orsola".
Alla fine, ognuno ha preso la via del ritorno più ricco di conoscenza ma anche molto affamato, complice l'aroma delle braciole paesane diffuso nelle stradine.
Luciana Ranaldo